Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 32104 del 4 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:32104PEN

Massima

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Il reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti di cui all'art. 74 del D.P.R. n. 309/1990 è configurabile quando sussistono i seguenti elementi: a) l'esistenza di un vincolo associativo, anche informale e non contestuale, tra almeno tre persone, finalizzato alla realizzazione di un programma criminoso nel settore degli stupefacenti; b) la disponibilità, con sufficiente stabilità, di risorse umane e materiali adeguate per l'attuazione del programma associativo; c) la consapevolezza di ciascun associato, almeno dei tratti essenziali del sodalizio, e la sua stabile messa a disposizione dello stesso. Il vincolo associativo non è escluso dalla diversità degli interessi personali perseguiti dai singoli partecipi, né dalla presenza di contrasti e disaccordi tra gli stessi, purché sussista la condivisione del programma criminoso e la consapevolezza di operare in modo coordinato e continuativo per la sua realizzazione. Inoltre, ai fini della configurabilità del reato associativo, non è necessaria la conoscenza reciproca di tutti gli associati, essendo sufficiente che ciascuno di essi sia consapevole di far parte di un sodalizio criminoso finalizzato al traffico di stupefacenti. La prova dell'esistenza dell'associazione può desumersi dalla continuità temporale e dalla ripetitività delle condotte illecite, dalle modalità stereotipate delle consegne, dalla disponibilità di beni strumentali, anche se di modesta entità, nonché dalle dichiarazioni confessorie dei partecipi. Inoltre, il contributo conoscitivo offerto dall'imputato ai fini dell'attenuante di cui all'art. 74, comma 7, del D.P.R. n. 309/1990 deve essere idoneo a interrompere non tanto il traffico della singola partita di droga, bensì l'attività complessiva del sodalizio criminoso, assicurando le prove del reato o fornendo un contributo efficace per il sequestro di "risorse decisive". Infine, in tema di confisca ai sensi dell'art. 12-sexies della L. n. 356/1992, l'onere di dimostrare la lecita provenienza dei beni sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati grava sull'imputato, il quale deve fornire elementi probatori idonei a giustificare la disponibilità di tali beni, non essendo sufficiente il mero riferimento a generiche attività lavorative o a vincite al gioco, in assenza di riscontri documentali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IZZO Fausto - Presidente

Dott. DI SALVO Emanuele - Consigliere

Dott. CAPPELLO Gabriella - Consigliere

Dott. RANALDI Alessandro - Consigliere

Dott. MICCICHE' Loredana - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 614/2015 CORTE APPELLO di CAGLIARI, del 10/03/2016;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/03/2017 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MICCICHE' LOREDANA;
Udito il Procuratore Generale in persona della Dott.ssa DE MASELLIS Mariella che ha concluso per il rigetto del r…

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