Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26136 del 3 luglio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:26136PEN

Massima

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Il diritto di critica politica, pur ampiamente riconosciuto, non può essere esercitato in modo da ledere ingiustificatamente la reputazione altrui attraverso l'attribuzione di fatti determinati, anche se in forma dubitativa o interrogativa, quando le espressioni utilizzate, nel contesto della comunicazione, risultino idonee a ingenerare nel lettore il convincimento dell'effettiva rispondenza a verità del fatto adombrato, senza che tale nucleo di verità sia effettivamente supportato. Pertanto, la diffamazione commessa attraverso qualsiasi mezzo di pubblicità, ivi compreso internet, può giustificare l'irrogazione di una pena detentiva, seppure in via eccezionale, solo ove ricorrano circostanze di eccezionale gravità, come nel caso di discorsi d'odio, di incitazione alla violenza o di campagne di disinformazione gravemente lesive della reputazione della vittima, compiute nella consapevolezza della oggettiva e dimostrabile falsità dei fatti ad essa addebitati. In assenza di tali presupposti, la sanzione detentiva risulta incompatibile con il diritto di manifestare il proprio pensiero e con l'esigenza di non dissuadere, per effetto del timore della sanzione privativa della libertà personale, la generalità dei soggetti dall'esercitare la propria cruciale funzione di controllo sull'operato dei pubblici poteri.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta da:

Dott. PEZZULLO Rosa - Presidente

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

Dott. BELMONTE Maria Teresa - Consigliere

Dott. CANANZI Francesco - Relatore

Dott. BIFULCO Daniela - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Pe.An. nato a T il (Omissis);
avverso la sentenza del 29/05/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere FRANCESCO CANANZI;
lette la requisitoria e le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale ANTONIO BALSAMO, che ha chiesto annullarsi con rinvio la sentenza impugnata, limitatamente alla determinazione del trattamento sanzionatorio, risultando inammissibile il ricorso nel resto;
lette le conclusioni depositate dall'avvocato MI.…

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