Cassazione penale Sez. V sentenza n. 16313 del 10 aprile 2013

ECLI:IT:CASS:2013:16313PEN

Massima

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Il reato di riduzione in schiavitù si configura quando vi è la privazione della libertà individuale mediante minaccia, violenza, inganno o sfruttamento di una situazione di inferiorità psichica o fisica o di necessità, impedendo alla persona di determinarsi liberamente nelle sue scelte esistenziali. Tale condotta criminosa può essere realizzata anche nell'ambito di un'organizzazione criminale transnazionale finalizzata allo sfruttamento di persone, come nel caso di cittadini stranieri reclutati all'estero e sottoposti a condizioni di vita e di lavoro degradanti, con trattenimento del compenso e privazione dei documenti di identità. In tali ipotesi, la gravità dei reati fine e la struttura organizzativa "transnazionale" dell'associazione a delinquere giustificano l'applicazione della presunzione di adeguatezza ed esigenza della custodia cautelare in carcere prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p., in quanto fattispecie dotate di particolare disvalore sociale e pericolosità criminale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 1147/2012 TRIB. LIBERTA' di BOLOGNA, del 22/08/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dot). GERARDO SABEONE;

sentite le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), che ha chiesto il rigetto del ricorso;

Udito il difensore Avv. (OMISSIS).

RITENUTO IN FATTO

1. Il Tribunale di Bologna in funzione di Giudice del riesame, con ordinanza del 22 agosto 2012, h…

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