Cassazione penale Sez. I sentenza n. 28686 del 15 ottobre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:28686PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nel confermare la condanna dell'imputato per i reati di diffamazione e istigazione a delinquere commessi attraverso la pubblicazione di messaggi offensivi sulla sua pagina Facebook, afferma il principio secondo cui la riconducibilità all'imputato dell'utilizzo del personal computer e dell'account Facebook per la commissione dei reati contestati può essere desunta dalla presenza sul computer sequestrato di materiale direttamente connesso alle condotte illecite, nonché dall'assenza di qualsiasi contestazione da parte dell'imputato circa l'esclusiva disponibilità del computer stesso. Inoltre, la Corte ritiene che la circostanza che l'imputato abbia effettuato accessi all'account Facebook da due diversi luoghi (l'abitazione e il telefono cellulare della sorella) non inficia la sua responsabilità, in quanto tali accessi sono stati temporalmente compatibili con gli spostamenti dell'imputato, come risultanti dai tabulati telefonici. Pertanto, la Corte sancisce il principio per cui la prova della responsabilità penale dell'imputato può essere raggiunta attraverso un complesso di elementi indiziari, tra cui la disponibilità esclusiva del mezzo informatico utilizzato per la commissione del reato e la compatibilità temporale degli accessi effettuati con gli spostamenti dell'imputato, senza che sia necessaria la dimostrazione della coincidenza oraria tra i singoli accessi e la pubblicazione dei messaggi incriminati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI Maria Stefani - Presidente

Dott. SARACENO Rosa Anna - Consigliere

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - rel. Consigliere

Dott. CAIRO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 11/02/2019 della CORTE APPELLO di TORINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. GIUSEPPE SANTALUCIA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. VIOLA ALFREDO POMPEO, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Torino ha confermato la sentenza con cui il Tribunale di Aless…

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