Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12425 del 17 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:12425PEN

Massima

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Il reato di minaccia di cui all'art. 612 c.p. richiede che l'agente prospetti un male ingiusto che, quand'anche non provenga direttamente da lui, dipenda dalla sua volontà, determinando nella vittima un turbamento o uno stato di timore. Pertanto, perché si configuri tale reato, è necessario che la condotta dell'agente sia idonea a limitare concretamente la libertà psichica della persona offesa, mediante la prospettazione di un male ingiusto determinato e non meramente generico. In assenza di tali elementi, la mera espressione verbale, anche se aspra o sgradevole, non integra gli estremi del delitto di minaccia, rientrando piuttosto nell'ambito della libertà di manifestazione del pensiero.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. DE BERARDINIS S. - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 43/2009 TRIBUNALE di CHIETI, del 27/09/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 27/11/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SILVANA DE BERARDINIS;

Udito il Procuratore Generale in persona del FODARONI Giuseppina che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Udito il difensore Avv. (OMISSIS) che si riporta ai motivi e ne chiede accoglimento.

RITENUTO IN FATTO

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