Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La valutazione delle dichiarazioni della persona offesa, costituita parte civile, deve essere effettuata con particolare rigore e penetranza, verificandone la credibilità soggettiva e l'attendibilità intrinseca, nonché riscontrandole con altri elementi di prova, specie quando la persona offesa abbia assunto la qualità di indagato o imputato per un reato connesso, ai sensi dell'art. 192, comma 3, c.p.p. Ciò al fine di accertare la sussistenza o meno di una causa di giustificazione del reato, in applicazione dell'art. 530, comma 3, c.p.p., che impone l'assoluzione anche in caso di dubbio sulla esistenza di una scriminante. Il giudice di merito, pertanto, deve motivare in modo approfondito e logicamente coerente le ragioni per le quali ritenga o meno attendibili le dichiarazioni della persona offesa, valutandole unitamente agli altri elementi di prova acquisiti, senza incorrere in vizi logici o travisamenti di fatto, preclusi al sindacato di legittimità della Corte di Cassazione.