Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 52001 del 16 novembre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:52001PEN

Massima

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Il giudizio di pericolosità sociale e la confisca di beni nel procedimento di prevenzione devono essere fondati su una valutazione concreta ed attuale della pericolosità del soggetto, nonché sull'accertamento della effettiva provenienza illecita o della sproporzione dei beni rispetto alla capacità reddituale del proposto. Non è sufficiente la mera commissione di reati produttivi di reddito illecito, essendo necessaria una stretta correlazione temporale tra i singoli fatti di reato e l'acquisizione dei beni, nonché l'assenza di una lecita giustificazione per la costituzione di società e gli acquisti immobiliari. Il sindacato di legittimità sulla motivazione del provvedimento di prevenzione è limitato alla verifica dell'esistenza di una motivazione non meramente apparente, senza poter censurare la valutazione nel merito delle argomentazioni poste a fondamento della decisione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. TRONCI Andrea - Consigliere

Dott. AGLIASTRO Mirella - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI ANCONA;
nel procedimento nei confronti di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS) ed altri;
avverso l'ordinanza del 27/11/2017 della CORTE APPELLO di ANCONA;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. CAPOZZI ANGELO;
lette le conclusioni del P.G. Dott. DI LEO GIOVANNI che ha chiesto il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con il decreto in epigrafe la Corte di appello di Ancona, a …

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