Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23627 del 25 maggio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:23627PEN

Massima

Massima ufficiale
Ai fini della individuazione del luogo di esecuzione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, la legge, nell'indicare la residenza o la dimora abituale, non intende riferirsi alla residenza anagrafica - la quale costituisce soltanto un indizio della residenza effettiva (art. 43 cod. civ.) - bensì al luogo in cui si trovano le consuetudini di vita e le normali relazioni sociali della persona. (In motivazione, la Corte ha precisato che le allegazioni della parte circa la sua effettiva residenza o dimora abituale, possono essere superate attraverso la dimostrazione, ancorata a dati obiettivi, della fittizietà delle stesse, ma non è consentito al giudicante inibire la permanenza del prevenuto nel luogo in cui risiede e lavora in ragione della pregressa attività delittuosa ivi svolta).

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. MOROSINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 15/02/2017 della CORTE APPELLO di BOLOGNA;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dott. SETTEMBRE ANTONIO;
lette le conclusioni del Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dott.ssa CENICCOLA Elisabetta, che ha chiesto l'annullamento del provvedimento impugnato.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte d'appello di Bologna ha rigettato l'istanza proposta da (OMISSIS) - sottoposto, con decreto del …

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