Cassazione penale Sez. V sentenza n. 31434 del 2 agosto 2007

ECLI:IT:CASS:2007:31434PEN

Massima

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Il reato di diffamazione sussiste anche quando le espressioni offensive sono proferite ad alta voce in un luogo pubblico, in presenza di terzi, in quanto l'agente non può non rendersi conto che le sue parole possano essere percepite da altri, integrando così il dolo eventuale. L'attribuzione di fatti determinati, come un presunto furto e le relative modalità di scoperta, conferisce maggiore credibilità alle accuse e potenzia la valenza diffamatoria delle espressioni utilizzate, non potendosi ritenere meramente generiche. Il diniego delle attenuanti generiche può essere adeguatamente motivato con riferimento al complessivo comportamento tenuto dall'imputato nel corso del procedimento, come la contumacia e la mancanza di risarcimento del danno e di scuse, senza che ciò integri una motivazione illogica o contraddittoria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Presidente

Dott. SANDRELLI Giangiacomo - Consigliere

Dott. DI TOMASSI Maria Stefani - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

da BE. Gi. , nato a (OMESSO) il 27.4.2006;

avverso la sentenza del 6 marzo 2006 della Corte d'Appello di Torino.

Letto il ricorso la sentenza impugnata.

Letta la memoria depositata dall'avv. LINGUA Ermanno nell'interesse della persona offesa.

Sentita la relazione del Consigliere Dr. Paolo Antonio BRUNO.

Udite le conclusioni del Procuratore Generale, in persona del Sostituto Dr. France…

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