La giurisdizione del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche si radica quando il provvedimento amministrativo, ancorché adottato per finalità di tutela della sicurezza e dell'incolumità pubblica, incide in via diretta ed immediata sul regime delle acque pubbliche, disciplinando la gestione e l'utilizzo di un'opera idraulica, nonché i contenuti e i limiti di una concessione di utenza. In tali casi, la soluzione delle questioni tecniche afferenti agli effetti che l'adozione del provvedimento potrebbe esplicare sull'uso delle acque e sul rispetto del deflusso minimo vitale è rimessa in via esclusiva alla competenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, in quanto organo specializzato nella materia delle acque pubbliche. Il criterio rilevante per la ripartizione della giurisdizione non consiste nella finalità dichiarata nel provvedimento, bensì nella qualità degli effetti dello stesso, valutando se esso incida o meno sulla regimazione delle acque pubbliche. Pertanto, il giudice amministrativo deve dichiarare il difetto di giurisdizione a favore del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, dinanzi al quale il processo potrà proseguire mediante riassunzione a cura della parte interessata nel termine di 90 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza, ai sensi dell'art. 11 c.p.a., fatti salvi gli effetti sostanziali e processuali della domanda proposta innanzi al giudice amministrativo.