La partecipazione ad un'associazione di tipo mafioso può essere desunta dalla sussistenza di un rapporto fiduciario e pluriennale tra l'indagato e il capo-clan, caratterizzato da confidenze su aspetti riservati dell'organizzazione criminale, come alleanze, affiliazioni e propositi omicidiari, nonché dalla disponibilità dell'indagato di armi e stupefacenti a beneficio del sodalizio, elementi che rivelano la sua intraneità all'associazione e il suo coinvolgimento attivo nelle attività illecite della stessa. La presunzione di sussistenza delle esigenze cautelari, prevista per i reati di criminalità organizzata, può essere superata solo da elementi di elevata valenza significativa, dai quali possa desumersi il recesso dell'indagato dalla consorteria e la sua dissociazione dall'attività e dai valori della stessa, non essendo sufficienti mere dichiarazioni di intenti di volersi allontanare, in assenza di riscontri concreti di una effettiva dissociazione.