Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'affidamento diretto di un servizio pubblico, senza il previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica, costituisce una violazione dei principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione e trasparenza, enunciati agli artt. 2 e 30 del d.lgs. n. 163/2006. Tali principi impongono che l'affidamento di servizi pubblici avvenga mediante procedure competitive aperte a tutti gli operatori economici interessati, al fine di garantire l'imparzialità dell'azione amministrativa e la migliore selezione dell'offerta. L'affidamento diretto, al di fuori dei casi tassativamente previsti dalla normativa, è pertanto illegittimo e comporta l'annullamento degli atti di affidamento e la declaratoria di inefficacia del relativo contratto, a prescindere dalla presentazione di una specifica domanda di inefficacia da parte del ricorrente. Ciò in quanto l'interesse del ricorrente è quello di partecipare ad una gara pubblica, che non può essere soddisfatto dall'affidamento diretto, in violazione dei principi di concorrenza. Inoltre, le eventuali inadempienze contrattuali del ricorrente, che potrebbero precludergli la partecipazione ad una futura gara, non possono essere valutate in sede giurisdizionale, in assenza dell'esercizio del relativo potere discrezionale da parte della stazione appaltante. Pertanto, il giudice deve annullare l'affidamento diretto e dichiarare l'inefficacia del relativo contratto, senza poter anticipare valutazioni che competono all'amministrazione.