Cassazione penale Sez. I sentenza n. 26369 del 25 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:26369PEN

Massima

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Il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso si configura quando la condotta minacciosa, oltre ad essere obiettivamente idonea a coartare la volontà della vittima, sia espressione della capacità persuasiva derivante dal vincolo associativo mafioso, determinando così una condizione di assoggettamento e omertà. A tal fine, non è necessario un quid pluris rispetto alla minaccia costitutiva del reato di estorsione, essendo sufficiente che la capacità intimidatrice si riconnetta alle modalità della condotta e alla qualità dell'agente. Tuttavia, per l'integrazione del reato associativo di cui all'art. 416-bis c.p., non è sufficiente il mero richiamo a precedenti condanne o a episodi recenti di interferenza in vicende elettorali, dovendosi invece dimostrare il collegamento tra tali elementi e la continuativa adesione del soggetto al sodalizio criminoso, attraverso una motivazione completa e immune da vizi logici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CORTESE Arturo - Presidente

Dott. NOVIK ((omissis)) - Consigliere

Dott. SIANI Vincenzo - Consigliere

Dott. MANCUSO ((omissis)) - Consigliere

Dott. ESPOSITO Aldo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 1031/2016 TRIB. LIBERTA' di PALERMO, del 20/07/2016;
udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis));
udite le conclusioni del Procuratore generale, in persona del Dott. ((omissis)), che chiedeva il rigetto del ricorso;
udito per il ricorrente l'avv. (OMISSIS), che chiedeva l'annullamento dell'ordinanza impugnata.
RITENUTO IN FATTO
1. Con ordinanza del 20/07/2016 il Tribunale di Palermo, in funzione di g…

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