Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'attribuzione a una società di "violazione del contratto", "violazione della clausola di riservatezza", di aver compiuto una "analisi superficiale", di "valutazioni espresse nonostante non costituissero oggetto del contratto tra le parti", di "diffusione di notizie infondate e allarmistiche", pur non integrando di per sé gli estremi della diffamazione, può tuttavia configurare una lesione della reputazione professionale, commerciale ed imprenditoriale della società, determinando un danno patrimoniale, qualora tali affermazioni siano dimostrate false e incorrispondenti al vero, e abbiano concretamente cagionato una grave perdita di credibilità e di affidamento della società nel settore di attività in cui opera. Spetta al giudice di merito valutare, sulla base delle risultanze istruttorie, se le dichiarazioni pubbliche contestate abbiano effettivamente leso la reputazione della società, tenendo conto del contesto in cui sono state rese e del loro concreto impatto negativo sull'attività e sulla situazione economico-finanziaria della stessa. Il giudizio di legittimità non può sostituirsi a tale valutazione di merito, limitandosi a verificare la correttezza della motivazione adottata dai giudici di merito.