Cassazione penale Sez. I sentenza n. 45075 del 4 dicembre 2008

ECLI:IT:CASS:2008:45075PEN

Massima

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Il provvedimento di confisca dei beni di soggetti ritenuti appartenenti ad associazioni di tipo mafioso è legittimo quando risulti accertata, sulla base di elementi probatori, la riconducibilità di tali beni all'attività illecita della consorteria criminale, anche in assenza di una diretta intestazione formale degli stessi al soggetto mafioso. La confisca può essere disposta anche nei confronti di familiari e terzi che risultino privi di redditi propri e conviventi con il soggetto mafioso, in quanto ragionevolmente qualificabili come prestanome. L'onere di fornire idonea giustificazione circa la legittima provenienza dei beni grava sui soggetti sottoposti alla misura ablativa, la cui mancanza o inattendibilità consente di ritenere gli stessi di origine illecita e, pertanto, confiscabili. Il giudice è tenuto a motivare in modo adeguato e puntuale in ordine alla riconducibilità dei singoli beni all'attività criminale accertata, non potendosi procedere a confische generalizzate e indiscriminate dell'intero patrimonio. Ove la confisca sia stata disposta in sede di rinvio, il giudice è vincolato al rispetto del dictum della Corte di Cassazione, essendo preclusa la rivisitazione di questioni già definitivamente decise.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. ARMANO Uliana - Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) LE. CO. GI. , N. IL (OMESSO);

2) TA. RO. , n. il (OMESSO);

3) LE. AN. , n. il (OMESSO);

4) TA. AN. , n. il (OMESSO);

avverso DECRETO del 28/11/2007 CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dr. ZAMPETTI UMBERTO;

lette le conclusioni del P.G. Dr. GIALANELLA Antonio, che richiedeva la inammissibilita' di tutti i ricorsi.

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