Il parere negativo della Soprintendenza, reso ai sensi dell'art. 146 del D.Lgs. n. 42/2004, è legittimo quando l'intervento edilizio di demolizione e ricostruzione, ancorché qualificato come ristrutturazione edilizia, comporta una significativa alterazione dello scenario paesaggistico circostante, in ragione dell'incremento della superficie coperta e del fronte edilizio, incidendo in modo evidente sugli scorci panoramici tutelati. In tali casi, la Soprintendenza, nell'esercizio della propria ampia discrezionalità tecnico-specialistica, è tenuta a motivare in modo circostanziato le ragioni del contrasto tra l'intervento progettato e i valori paesaggistici dei luoghi, senza che il giudice amministrativo possa sostituire la propria valutazione a quella dell'Amministrazione, se non in presenza di difetto di motivazione, illogicità manifesta o errore di fatto conclamato. Inoltre, il diverso nomen iuris attribuito all'intervento, qualificato come ristrutturazione edilizia in base all'art. 3, lett. d), del D.P.R. n. 380/2001, non vale ad elidere l'effetto di significativo contrasto paesaggistico, quando le caratteristiche dimensionali e funzionali dell'opera incidono in modo evidente sullo scenario tutelato. In tali ipotesi, il parere negativo della Soprintendenza, adeguatamente motivato, è legittimo e non può essere superato attraverso l'applicazione del principio del dissenso costruttivo, in quanto l'intervento non risulta conformabile sulla base di eventuali prescrizioni.