Cassazione penale Sez. II sentenza n. 56605 del 17 dicembre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:56605PEN

Massima

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La minaccia costitutiva del delitto di estorsione, oltre che essere esplicita, palese e determinata, può essere manifestata anche in maniera indiretta, ovvero implicita ed indeterminata, purché sia idonea ad incutere timore ed a coartare la volontà del soggetto passivo, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell'agente, alle condizioni soggettive della vittima ed alle condizioni ambientali in cui opera. L'idoneità degli atti deve essere valutata con giudizio operato ex ante, essendo priva di rilievo la capacità di resistenza dimostrata dalla vittima dopo la formulazione della minaccia. Inoltre, la figura della estorsione contrattuale si realizza quando al soggetto passivo sia imposto di porsi in rapporto negoziale di natura patrimoniale con l'agente o con altri soggetti, essendo in tale ipotesi l'elemento dell'ingiusto profitto con altrui danno implicito nel fatto stesso che il contraente-vittima sia costretto al rapporto in violazione della propria autonomia negoziale, essendogli impedito di perseguire i propri interessi economici nel modo e nelle forme ritenute più confacenti ed opportune. La valutazione della credibilità della persona offesa dal reato rappresenta una questione di fatto che ha una propria chiave di lettura nel compendio motivazionale fornito dal giudice e non può essere rivalutata in sede di legittimità, salvo che il giudice non sia incorso in manifeste contraddizioni. Infine, la motivazione per relationem è legittima quando faccia riferimento, recettizio o di semplice rinvio, a un legittimo atto del procedimento, la cui motivazione risulti congrua rispetto all'esigenza di giustificazione propria del provvedimento di destinazione, e fornisca altresì la dimostrazione che il giudice ha preso cognizione del contenuto sostanziale delle ragioni del provvedimento di riferimento e le abbia meditate e ritenute coerenti con la sua decisione.

Sentenza completa

SENTENZA
sui ricorsi proposti da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 02/12/2016 della CORTE DI APPELLO DI MESSINA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e i ricorsi;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. Piero MESSINI D'AGOSTINI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, Dott. CENNICOLA Elisabetta, che ha concluso per l'annullamento con rinvio alla Corte di appello di Messina sulle attenuanti generiche per (OMISSIS);
inammissibilita' per il ricorso di (OMISSIS).
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 2/12/2016 la Corte di appello di Messina confermava la decisione emessa il 27/11/2013 con la quale il Tribunale di Patti aveva condannato (OMISSIS) ed (OMISSIS) per il reato di concorso in tentata estorsione alle pene, rispettivamente, di tre anni di reclusione e 1.000 Euro di multa e di due anni di reclusione e 1.000 Euro di multa; in parziale …

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