Il diritto dell'imputato contumace di essere restituito nel termine per proporre impugnazione della sentenza di condanna è subordinato alla duplice condizione che lo stesso non abbia avuto effettiva conoscenza del procedimento e non abbia volontariamente rinunciato a comparire. La conoscenza "effettiva" del procedimento presuppone un atto formale di contestazione idoneo a informare l'accusato, nel più breve tempo possibile, in una lingua comprensibile e in modo dettagliato, della natura e dei motivi dell'accusa elevata a suo carico, al fine di consentirgli di difendersi nel merito. Ove risulti che l'imputato abbia eletto domicilio presso il difensore e sia stato espressamente edotto della pendenza del procedimento a suo carico, la celebrazione del processo in sua assenza non può ritenersi compiuta in violazione del principio di cui all'art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, atteso che l'interruzione dei rapporti tra l'imputato e il proprio domiciliatario realizza una situazione volontariamente posta in essere dall'imputato, equivalente alla rinuncia a comparire e a proporre impugnazione. Pertanto, il giudice di merito, ove accerti la sussistenza di tali presupposti, può legittimamente rigettare l'istanza di restituzione nel termine per proporre impugnazione avverso la sentenza di condanna pronunciata in contumacia.