Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La diffamazione sussiste anche quando le espressioni offensive, pur non riferendosi direttamente alle persone offese, siano comunque idonee a lederne la reputazione, come nel caso in cui si indichino tali soggetti come psichicamente instabili e meritevoli di particolare sorveglianza da parte della collettività. L'elemento oggettivo del reato di diffamazione non richiede un riferimento diretto alle persone offese, essendo sufficiente che le espressioni utilizzate siano idonee a metterne in discussione la reputazione. Inoltre, la quantificazione del risarcimento del danno in sede penale può avvenire in via equitativa, senza necessità di una puntuale dimostrazione del danno subito, quando le circostanze del caso concreto rendano tale modalità di liquidazione adeguata ed idonea a ristorare il pregiudizio arrecato. Infine, la declaratoria di inammissibilità del ricorso per cassazione impedisce l'operatività della prescrizione del reato, che maturerebbe solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza di secondo grado.