Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25500 del 17 giugno 2015

ECLI:IT:CASS:2015:25500PEN

Massima

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La contraffazione di un documento di identità, anche se realizzata in modo grossolano, integra il reato di cui all'art. 497 c.p., comma 2, salvo che l'imputato non dimostri di essere in possesso del documento originale contenente i medesimi dati identificativi. Pertanto, ai fini della configurabilità del reato, non è sufficiente la mera apparenza di falsità del documento esibito, essendo necessario accertare se l'imputato abbia o meno la disponibilità del documento originale. Il giudice, nel valutare la sussistenza del reato, deve fornire adeguata motivazione in ordine all'idoneità offensiva del falso documentale, nonché alla circostanza che l'imputato non sia in possesso del documento originale, evitando contraddizioni logiche nella propria argomentazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LAPALORCIA Grazia - Presidente

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriel - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO P. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI BARI;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 4100/2013 TRIBUNALE di BARI, del 30/10/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 06/05/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO GIOVANNI DEMARCHI ALBENGO;

Il Procuratore generale della Corte di cassazione, Dr. Cardino Alberto, ha concluso chiedendo l'accoglimento del …

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