Cassazione penale Sez. V sentenza n. 11989 del 18 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:11989PEN

Massima

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Il giudice di merito, nel valutare l'attendibilità della persona offesa, può fondare il proprio convincimento sulla coerenza intrinseca e sulla rispondenza alle risultanze documentali delle sue dichiarazioni, senza che ciò integri un vizio di motivazione censurabile in sede di legittimità, anche in presenza di eventuali interessi o risentimenti della stessa parte civile. La contumacia dell'imputato non può essere valorizzata come elemento probatorio, ma rileva solo quale mancanza di una diversa ricostruzione dei fatti. L'imputazione per il reato di ingiuria si ritiene integrata dalla pronuncia di espressioni offensive, anche se emerse solo in sede dibattimentale, purché conformi al fatto contestato. La scriminante della provocazione di cui all'art. 599 c.p. non può essere riconosciuta sulla base di circostanze non accertate in sede di merito, come un comportamento "da padrone" della persona offesa in relazione al terreno altrui, laddove risulti che l'ira dell'imputato sia stata innescata dall'esercizio di un diritto di servitù di passaggio, pienamente conforme a legge.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COLONNESE Andrea - Presidente

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

BE. SE. N. IL (OMESSO);

avverso la SENTENZA del 23/01/2007 CORTE DI APPELLO di MILANO;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO OLDI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito il difensore Avv. ((omissis)).

MOTIVI DELLA DECISIONE

Con sentenza in d…

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