La questione della natura demaniale o meno di un bene oggetto di concessione amministrativa, quando sollevata dalle parti al fine di contestare la legittimità dell'atto concessorio, costituisce un mero antecedente logico-giuridico da accertare in via incidentale per valutare la fondatezza dei motivi di illegittimità dedotti, e non l'oggetto principale della domanda. In tal caso, la giurisdizione spetta al giudice amministrativo, ai sensi dell'art. 7, comma 4, del codice del processo amministrativo, in quanto la lesione dell'interesse delle parti ricorrenti discende non dall'incertezza sulla natura del bene, ma dall'erroneo esercizio del potere concessorio da parte dell'amministrazione. La questione della natura demaniale o meno del bene concesso, pertanto, non fonda un'azione di accertamento di competenza del giudice ordinario, ma rileva come vizio di legittimità dell'atto impugnato, conoscibile dal giudice amministrativo. Ciò anche in considerazione del fatto che, a seguito della riforma della legge n. 241/1990 ad opera della legge n. 15/2005, l'impossibilità per l'amministrazione di esercitare il potere concessorio su determinati beni, per la loro appartenenza al demanio statale, configura una ipotesi di carenza di potere in concreto, riconducibile ad un vizio di legittimità dell'atto, e non di giurisdizione.