Cassazione penale Sez. I sentenza n. 14836 del 15 novembre 1990

ECLI:IT:CASS:1990:14836PEN

Massima

Massima ufficiale
E' manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale, in riferimento agli artt. 3 e 24 cost., dell'art. 247 norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del cod. proc. pen. 1988 che stabilisce che l'imputato può chiedere, nella forma prevista dall'art. 438 del codice, che il processo sia definito allo stato degli atti ai sensi dell'art. 442 cod. proc. pen., solo "prima che siano compiute le formalità di apertura del dibattimento di primo grado", prospettata sotto il profilo che detta disposizione determina una ingiustificata disparità di trattamento tra imputati di reati commessi prima dell'entrata in vigore del nuovo codice di rito, ma che si trovino in fasi processuali diverse, nonché una lesione del diritto di difesa. E infatti la scelta del legislatore è razionale con riferimento allo scopo di assicurare, anche per i procedimenti pendenti alla entrata in vigore del nuovo codice, la rapida definizione del maggior numero di essi, sollecitando, con la riduzione della pena, la richiesta del giudizio abbreviato, scopo che può essere interamente perseguito soltanto nel caso in cui non sia stato ancora aperto il dibattimento di primo grado e, quindi, non vi sia stato dispendio di attività processuale. La sostanziale differenza tra le situazioni di fatto messe a confronto rende pure manifestamente inconsistente l'asserita violazione del diritto di difesa, che deve essere esercitato nei limiti previsti dalla legge, purché questa, come nel caso in esame, non sia palesemente irrazionale.

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