La nozione di atto terroristico internazionale, desumibile dalla Convenzione di New York del 1999 e recepita nell'ordinamento italiano, è applicabile anche ai comportamenti posti in essere nel contesto di un conflitto armato, purché siano diretti contro la vita o l'incolumità di civili o di persone che non partecipano attivamente alle ostilità, con la finalità di diffondere il terrore nella popolazione o di costringere uno Stato o un'organizzazione internazionale a compiere o ad astenersi dal compiere un determinato atto. Tali condotte, oltre a essere connotate dalla qualità della vittima e dalla finalità di terrorismo, devono essere mosse da una motivazione politica, religiosa o ideologica, conformemente a una norma consuetudinaria internazionale. La disciplina del diritto internazionale umanitario non esclude l'applicabilità della normativa penale nazionale in materia di terrorismo internazionale, salvo che per le azioni dirette esclusivamente contro i combattenti, le quali restano soggette alla sola disciplina del diritto dei conflitti armati. Ai fini dell'integrazione del reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale, è necessaria la prova del dolo specifico, consistente nella consapevolezza e volontà del singolo partecipante o finanziatore di contribuire al perseguimento degli scopi terroristici dell'associazione, non essendo sufficiente la mera consapevolezza di finanziare un'organizzazione che persegua tali finalità.