Il diniego di condono edilizio è legittimo qualora l'area su cui insiste il manufatto abusivo sia sottoposta a vincoli paesaggistici e idrogeologici, in assenza dei necessari pareri favorevoli delle autorità preposte alla tutela di tali vincoli, ai sensi dell'art. 32 della Legge n. 47 del 1985. La formazione del silenzio-assenso sull'istanza di condono è, infatti, esclusa in tali ipotesi, in quanto il termine di cui all'art. 35, comma 12, della medesima legge decorre solo dall'emanazione dei pareri positivi. Inoltre, l'ordine di demolizione del manufatto abusivo, emesso a seguito del rigetto della domanda di condono, è legittimo anche qualora l'immobile sia stato realizzato in epoca anteriore all'imposizione dei vincoli, in quanto la normativa impone di valutare la compatibilità attuale del manufatto rispetto ai vincoli esistenti al momento della decisione sull'istanza di sanatoria, a prescindere dal momento in cui tali vincoli sono stati introdotti. L'ordine di demolizione, inoltre, non è precluso dalla pendenza di un sequestro penale sull'immobile, in quanto l'esercizio del potere repressivo dell'abuso edilizio da parte dell'autorità comunale costituisce un atto autonomo rispetto ai poteri di altre autorità. Infine, l'inerzia dell'amministrazione nell'esercizio del potere di ripristino della legalità non può far divenire legittimo ciò che sin dall'origine era illegittimo, ossia la realizzazione sine titulo del manufatto.