Cassazione penale Sez. V sentenza n. 26396 del 18 giugno 2014

ECLI:IT:CASS:2014:26396PEN

Massima

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Il reato di ingiuria (art. 594 c.p.) è integrato da qualsiasi espressione lesiva della dignità e dell'onore della persona, indipendentemente dalla percezione soggettiva della persona offesa, essendo sufficiente l'idoneità oggettiva della condotta a ledere il bene giuridico tutelato. Il giudice non può escludere la sussistenza del reato sulla base della mancata consapevolezza dell'imputato di ledere l'altrui dignità, in presenza di una condotta oggettivamente offensiva proferita in pubblico. Le dichiarazioni della persona offesa, in quanto parte lesa, rivestono valore probatorio rilevante ai fini della valutazione della sussistenza del reato, non potendo essere disattese senza adeguata motivazione. La motivazione della sentenza assolutoria deve esaminare compiutamente tutti gli elementi di prova, senza contraddizioni interne, al fine di accertare la sussistenza o meno degli elementi costitutivi del reato contestato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LOMBARDI Alfredo Mari - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - rel. Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antoni - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI CATANZARO;

nei confronti di:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 6/2012 GIUDICE DI PACE di COSENZA, del 03/10/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 05/03/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SILVANA DE BERARDINIS;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. CESQUI Elisabetta che ha concluso l'inammissibilita…

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