Cassazione penale Sez. III sentenza n. 11865 del 26 marzo 2010

ECLI:IT:CASS:2010:11865PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, abusando della propria posizione e del potere connesso alle funzioni esercitate, costringe una persona sottoposta alla sua autorità a subire atti sessuali, commette il reato di violenza sessuale, procedibile d'ufficio ai sensi dell'art. 609-septies, comma 4, n. 3, c.p., anche quando il fatto non sia stato commesso durante l'esercizio delle funzioni, purché la qualità soggettiva dell'agente abbia agevolato in modo diretto la commissione del reato. Le dichiarazioni della persona offesa, pur non essendo riscontrate da testimonianze dirette, possono essere ritenute attendibili quando trovano conferma in elementi esterni, quali le confidenze rese a terzi in periodo non sospetto e le risultanze di accertamenti medici, superando in tal modo eventuali incongruenze o ambiguità del suo comportamento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE MAIO Guido - Presidente

Dott. PETTI Ciro - Consigliere

Dott. TERESI Alfredo - Consigliere

Dott. AMORESANO Silvio - Consigliere

Dott. GAZZARA Santi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

difensore di No. Ma. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Milano del 9 aprile del 2009;

udita la relazione svolta dal consigliere dott. ((omissis));

sentito il Procuratore generale nella persona del dott. ((omissis)), il quale ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito il difensore della parte civile avv. ((omissis)), il quale ha concluso per l'inammissibilita' o comunque per il rigetto del ricor…

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