Il falso in atto pubblico commesso da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, mediante l'autenticazione di una firma apposta su un documento elettorale, integra il reato di cui all'art. 476, comma 2, e art. 479 c.p. Tale condotta è punita con la reclusione e la multa, salvo che il fatto non costituisca un più grave reato. Tuttavia, il decorso del termine di prescrizione, che per tale fattispecie è di sette anni e sei mesi, determina l'estinzione del reato, con conseguente annullamento senza rinvio della sentenza di condanna. Ciò anche qualora vi siano dubbi sulla piena attendibilità delle prove a carico dell'imputato, in quanto la valutazione di tali elementi probatori non può prevalere sulla constatazione oggettiva della maturazione della prescrizione, che comporta l'impossibilità di un nuovo giudizio di merito. Il giudice, pertanto, non può pronunciare sentenza di assoluzione ai sensi dell'art. 129, comma 2, c.p.p., dovendo limitarsi ad annullare la sentenza impugnata per estinzione del reato.