Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24558 del 12 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:24558PEN

Massima

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Il reato di minacce può essere integrato anche da espressioni proferite nell'ambito di un alterco, purché idonee a suscitare nel soggetto passivo un fondato timore per la propria incolumità, indipendentemente dalla sua effettiva intimidazione. Tuttavia, ai fini della configurabilità del dolo, è necessario che le frasi minacciose siano state pronunciate con il precipuo fine di incutere timore, non potendosi ravvisare tale elemento soggettivo quando le espressioni siano state utilizzate nell'ambito di una lite, senza uno specifico intento intimidatorio. Pertanto, la valutazione della sussistenza del reato di minacce richiede un'attenta disamina del contesto in cui le condotte si sono realizzate, al fine di accertare la concreta idoneità delle espressioni a suscitare un fondato allarme nella vittima e la specifica volontà dell'agente di determinare tale effetto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. FEDERICO Raffaello - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. DE BERNARDINIS Silvana - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) RO. AN. , N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 29/10/2008 TRIBUNALE di LECCO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. SCALERA VITO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Sostituto Dott. Salzano Francesco, che chiede il rigetto del ricorso;

udito l'avv. Saraceni Stefania del Foro di Roma, difensore di fid…

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