L'occupazione illegittima di un bene immobile da parte della pubblica amministrazione, in assenza di un valido provvedimento ablatorio, non determina il trasferimento della proprietà in capo all'ente pubblico, ma integra un illecito permanente che obbliga l'amministrazione alla restituzione del bene al legittimo proprietario e al risarcimento del danno patrimoniale subito per l'intera durata dell'occupazione sine titulo. Infatti, l'istituto dell'occupazione acquisitiva, che consentiva l'acquisto a titolo originario della proprietà in capo all'amministrazione a fronte della realizzazione di un'opera pubblica e dell'irreversibile trasformazione del fondo, è stato espunto dall'ordinamento giuridico in quanto contrastante con il diritto di proprietà tutelato dall'art. 1 del Protocollo addizionale alla Convenzione EDU. Pertanto, in assenza di un valido titolo traslativo, il proprietario espropriato mantiene il diritto di proprietà sul bene e può agire per ottenerne la restituzione, oltre al risarcimento del danno, secondo i principi generali della responsabilità aquiliana di cui agli artt. 2043 e 2058 c.c. L'unica alternativa per l'amministrazione è l'adozione del provvedimento di acquisizione sanante ex art. 42-bis del d.P.R. n. 327/2001, da adottarsi quale extrema ratio in presenza di attuali ed eccezionali ragioni di interesse pubblico, previa ponderazione con i contrapposti interessi privati. In tal caso, il proprietario ha diritto al risarcimento del danno nella misura del 5% annuo del valore venale del bene, secondo il parametro indicato dalla legge, da determinarsi mediante valutazione equitativa.