Il giudice di legittimità, nel valutare la sussistenza dell'ipotesi attenuata di cui all'art. 73, comma 5, del d.P.R. n. 309 del 1990 per i reati in materia di stupefacenti, deve tenere conto non solo della quantità e qualità della sostanza, ma anche delle modalità, delle circostanze e dei mezzi dell'azione, al fine di esprimere un giudizio complessivo sulla ridotta offensività del fatto. Tuttavia, l'equiparazione sanzionatoria tra droghe leggere e pesanti, introdotta dal d.l. n. 272 del 2005, è stata dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Corte Costituzionale, con la conseguente riviviscenza della pregressa disciplina che prevede un trattamento differenziato in ragione della diversa natura degli stupefacenti. Pertanto, il giudice di merito, nel rideterminare la pena, è tenuto a valutare il più favorevole assetto normativo sopravvenuto, pur potendo motivatamente mantenere il trattamento sanzionatorio originariamente disposto, purché dimostri di aver debitamente considerato i nuovi parametri edittali.