Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 25809 del 10 settembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:25809PEN

Massima

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La sussistenza della circostanza aggravante di cui all'art. 416-bis.1 c.p. nel reato concorsuale richiede che l'agente abbia agito con dolo intenzionale, essendo necessario accertare la sua rappresentazione e volizione di agevolare l'attività dell'associazione mafiosa, fondata su elementi concreti inerenti all'esistenza del gruppo associativo e alla effettiva possibilità che l'azione illecita si inscriva nelle sue possibili utilità. Tale finalità agevolativa non deve essere necessariamente esclusiva, potendo accompagnarsi ad esigenze egoistiche dell'agente, ma deve risultare dimostrata in concreto, non essendo sufficiente il mero sospetto o la mera ipotesi di un collegamento con la criminalità organizzata. Ove tale prova manchi, la condotta non può essere ritenuta aggravata ai sensi dell'art. 416-bis.1 c.p., con conseguente venir meno anche delle esigenze cautelari fondate su tale aggravante.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIDELBO Giorgio - Presidente

Dott. GIORDANO ((omissis)) - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - rel. Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 7/01/2020 del Tribunale di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo che il ricorso sia rigettato;
udito il difensore, avv. (OMISSIS), che ha concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO

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