Il Comune, nell'esercizio dei propri poteri di vigilanza sull'attività urbanistico-edilizia, può legittimamente annullare una denuncia di inizio attività (DIA) o una comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) qualora accerti che l'intervento edilizio non rispetta i requisiti e i parametri previsti dalla normativa vigente, come l'assenza dei requisiti dimensionali minimi per i vani abitativi o l'utilizzo improprio di superfici accessorie. Tuttavia, l'annullamento deve avvenire entro il termine perentorio di 18 mesi (oggi 12 mesi) dalla formazione del titolo edilizio tacito, decorso il quale l'Amministrazione non può più esercitare il potere di autotutela, a tutela dell'affidamento del privato sulla legittimità dell'iniziativa intrapresa. L'Amministrazione deve, inoltre, dare adeguata motivazione in ordine all'attualità e alla consistenza dell'interesse pubblico che giustifica l'annullamento, valutando anche l'interesse del privato e il suo legittimo affidamento. Ove possibile, l'Amministrazione deve invitare il privato a conformare l'attività intrapresa alla normativa vigente, fissando un termine non inferiore a 30 giorni per l'adozione delle misure necessarie, prima di procedere all'annullamento.