Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Quando un'amministrazione comunale ordina l'abbattimento e la rimessione in pristino stato di opere edilizie realizzate senza il necessario titolo abilitativo o in totale difformità dallo stesso, ovvero con modifiche essenziali, tale provvedimento è legittimo e conforme alla normativa vigente (in particolare agli artt. 86 ss. della L.P. n. 9/2018), a prescindere dal fatto che i lavori siano ancora in corso di esecuzione. Infatti, le opere che comportano un ampliamento della superficie utile o del volume dell'edificio al di fuori del perimetro già edificato, nonché le modifiche che incidono sulla sagoma e sulle distanze dai confini, devono essere considerate "nuove costruzioni" o "interventi di ristrutturazione edilizia" e non meri "interventi in variante in corso d'opera", per i quali è necessario il preventivo rilascio del titolo edilizio. L'amministrazione, pertanto, è legittimata a ordinare la demolizione di tali opere abusive e il ripristino dello stato dei luoghi, senza che rilevi la mancata conclusione dei lavori, in quanto il mancato rispetto delle prescrizioni urbanistiche e edilizie non può essere sanato attraverso il successivo ottenimento di un titolo edilizio.