Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha stabilito che il concessionario di un bene demaniale, il quale: 1) non abbia corrisposto il canone concessorio e l'indennità di occupazione sine titulo per oltre 10 anni dalla scadenza della concessione; 2) abbia realizzato opere abusive su un'area sottoposta a vincolo archeologico, nonostante i ripetuti rilievi e pareri negativi delle autorità competenti; non può pretendere il rinnovo della concessione né l'applicazione di proroghe automatiche previste dalla legge, in quanto tali gravi inadempimenti minano irrimediabilmente il rapporto fiduciario tra concedente e concessionario, legittimando l'amministrazione a disporre il rilascio coattivo del bene demaniale. Il mancato preavviso di diniego ai sensi dell'art. 10-bis della L. 241/1990 non inficia la legittimità del provvedimento di rilascio, in quanto l'amministrazione non era tenuta a tale adempimento formale, essendo i presupposti ostativi al rinnovo della concessione incontestabili e tali da rendere inutile ogni ulteriore contraddittorio procedimentale. Parimenti, l'art. 182, comma 2, del D.L. n. 34/2020 non trova applicazione quando il rilascio sia determinato da gravi inadempimenti imputabili al concessionario.