Cassazione penale Sez. II sentenza n. 12386 del 28 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:12386PEN

Massima

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Il delitto di associazione di tipo mafioso si configura quando un gruppo di persone si associa stabilmente per commettere una serie indeterminata di reati, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, al fine di realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri, anche attraverso il condizionamento dell'attività economica. Ciò si distingue dal mero concorso di persone nel reato, in cui l'accordo criminoso è diretto alla commissione di uno o più reati specifici, senza la permanenza di un vincolo associativo. Pertanto, la prova dell'esistenza di un'associazione mafiosa non può fondarsi solo sulla commissione episodica di reati da parte di un gruppo di soggetti, ma richiede l'accertamento di un programma criminoso stabile e duraturo, caratterizzato dall'utilizzo del metodo mafioso, ossia dalla capacità di intimidazione derivante dall'appartenenza al sodalizio e dalla conseguente condizione di assoggettamento e di omertà. Inoltre, il condizionamento dell'attività economica attraverso modalità mafiose, anche in assenza di scopo di lucro, può integrare il reato associativo, in quanto espressione della forza di intimidazione del vincolo associativo. Infine, la valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari, ai fini della scelta della misura più adeguata, deve tenere conto della gravità e modalità di esecuzione dei fatti, nonché della personalità dell'indagato, desumibile anche dai precedenti penali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COSENTINO Giuseppe Maria - Presidente

Dott. CASUCCI Giuliano - Consigliere

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. TADDEI Margherita - Consigliere

Dott. CHINDEMI Domenico - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PMT PRESSO TRIBUNALE DI CATANZARO;

nei confronti di:

1) PA. FR. AN. N. IL (OMESSO) C/;

avverso l'ordinanza n. 883/2010 TRIB. LIBERTA' di CATANZARO, del 03/08/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. DOMENICO CHINDEMI;

lette/sentite le conclusioni del PG Dott. FODARONI Maria Giuseppina, che chiede l'annullamento con rinvio per il capo a) e per il gravame del Pa.

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