Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso proposto da una società di ottica avverso l'ordinanza di chiusura del proprio esercizio commerciale emessa dal Comune, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. L'amministrazione è tenuta a concludere entro i termini previsti i procedimenti avviati su istanza di parte, attivando i relativi procedimenti e adottando un provvedimento espresso e motivato, ai sensi degli artt. 3 e 19 della L. n. 241/1990. Il mancato rispetto di tali termini e l'omessa adozione di un provvedimento espresso integrano vizi di legittimità dell'azione amministrativa. 2. In materia di esercizi di ottica, l'autorizzazione all'apertura si forma per silenzio-assenso qualora l'amministrazione non si pronunci entro i termini previsti, salvo i casi di revoca o annullamento del provvedimento tacitamente assentito. L'ordinanza di chiusura di un esercizio di ottica aperto a seguito di comunicazione di inizio attività è pertanto priva di presupposto in assenza di un provvedimento espresso di diniego o di revoca. 3. Nell'esercizio del potere di pianificazione e regolamentazione dell'apertura degli esercizi di ottica, l'amministrazione deve tenere conto non solo dei parametri astratti di densità abitativa e distanza tra esercizi, ma anche delle specifiche situazioni e caratteristiche del territorio comunale, al fine di realizzare una corretta programmazione a tutela dei consumatori. Un diverso approccio renderebbe illegittima la normativa di settore per contrasto con il principio costituzionale di libertà di iniziativa economica. 4. L'amministrazione è tenuta a motivare adeguatamente i provvedimenti di diniego di autorizzazione all'esercizio di attività economiche, indicando le ragioni specifiche che giustificano la limitazione, anche in relazione al rapporto tra numero di esercizi e popolazione.