Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esercizio della propria giurisdizione, ha statuito che: 1. L'istanza di permesso di costruire presentata sulla base della disciplina del Piano Casa regionale non è soggetta al regime del silenzio assenso di cui all'art. 20, comma 8, del d.p.r. n. 380/2001, ma al paradigma del silenzio inadempimento, in ragione della peculiarità di tale fattispecie. 2. Le statuizioni contenute nelle precedenti sentenze del Tribunale, pur prescrivendo all'organo ausiliario di concludere il procedimento abilitativo edilizio ed emettere il permesso di costruire, non attribuivano a tali pronunce una portata auto-esecutiva, essendo necessario l'apporto attuativo del Commissario ad acta. 3. Tuttavia, il provvedimento di diniego del Commissario ad acta è viziato da carenza di motivazione, in quanto si fonda su argomentazioni apodittiche che non tengono conto delle risultanze istruttorie, in particolare in merito agli interventi di ristrutturazione edilizia eseguiti sull'immobile negli ultimi cinquant'anni, nonché della compatibilità del progetto con la disciplina del Piano Casa regionale e del Piano di Recupero comunale. 4. L'assenza di incrementi plano-volumetrici non è di per sé ostativa all'applicabilità del regime derogatorio del Piano Casa regionale, il quale ammette anche il mero riuso delle cubature esistenti. 5. Le garanzie partecipative e gli obblighi motivazionali previsti dall'art. 10-bis della l. n. 241/1990 sono rispettati con un'adeguata e perspicua esplicazione, in positivo, dei presupposti fattuali e delle ragioni giuridiche che giustificano la determinazione finale, senza necessità di un'analitica confutazione degli elementi forniti dall'interessato nelle osservazioni al preavviso di diniego.