Il falso attestamento di diritto all'esenzione del ticket sanitario, pur in presenza di una condizione di disoccupazione del beneficiario, integra il reato di truffa in danno del Servizio Sanitario Nazionale, qualora il dichiarante sia consapevole che il reddito complessivo del proprio nucleo familiare supera i limiti previsti per l'esenzione, non potendo invocare l'errore scusabile ex art. 47 c.p. in ragione della chiara formulazione della dichiarazione sottoscritta e dell'avviso sulle responsabilità penali in caso di false attestazioni. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del dolo, può legittimamente ritenere che l'imputato abbia avuto piena consapevolezza della rilevanza giuridica della propria condotta, senza che tale apprezzamento possa essere sindacato in sede di legittimità, ove immune da vizi di manifesta illogicità o contraddittorietà. Inoltre, l'appello del pubblico ministero, ancorché generico nella formulazione dei motivi, è ammissibile ove contenga censure specifiche sulla sussistenza del dolo e sulla carenza motivazionale della sentenza di primo grado in ordine a tale elemento soggettivo del reato.