Cassazione penale Sez. II sentenza n. 29317 del 4 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:29317PEN

Massima

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Il delitto di estorsione si configura quando l'agente, mediante la minaccia implicita della mancata restituzione di un bene sottratto illecitamente, costringe il proprietario a corrispondere una somma di denaro per riacquistarne il possesso. Tale condotta è punibile anche quando l'agente agisce in qualità di intermediario, pretendendo il pagamento di una somma rilevante per la restituzione del bene, essendo ben consapevole di non avere alcun diritto al compenso richiesto. La richiesta di denaro in cambio dell'adempimento dell'obbligo giuridico di restituire il bene sottratto, che incombe sull'agente, influisce sulla libertà di determinazione del soggetto passivo ed integra, di per sé, la minaccia rilevante ai fini dell'integrazione del delitto di estorsione, a prescindere dalla fondatezza della pretesa dell'agente. Pertanto, il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni non è configurabile quando la pretesa dell'agente risulta del tutto arbitraria e sfornita di una possibile base legale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Presidente

Dott. MESSINI D'AGOSTINI P - rel. Consigliere

Dott. PELLEGRINO Andrea - Consigliere

Dott. PARDO Ignazi - Consigliere

Dott. COSCIONI Giusep - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 27/11/2017 della CORTE DI APPELLO DI ANCONA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. MESSINI D'AGOSTINI Piero;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. VIOLA Alfredo Pompeo, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO…

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