Il Comune non può estendere, attraverso il proprio potere regolamentare, i divieti e le limitazioni previsti dalla normativa regionale per il rilascio di nuove autorizzazioni all'esercizio di attività di somministrazione di alimenti e bevande, anche alle attività già esistenti e regolarmente insediate sulla scorta di autorizzazioni precedentemente rilasciate, in quanto ciò determinerebbe una grave lesione dei diritti connessi all'autorizzazione già rilasciata, non legittimata da un'adeguata copertura normativa e in contrasto con il principio di proporzionalità. Il potere regolamentare comunale, ai sensi dell'art. 7 del d.lgs. 267/2000, trova il suo fondamento nell'art. 117 della Costituzione e deve essere esercitato nel rispetto dei limiti posti dalla legge, senza poter incidere retroattivamente su situazioni giuridiche soggettive già consolidate. Il Comune può, tuttavia, adottare provvedimenti volti a disciplinare le modalità di confezionamento, vendita e consumazione di alimenti e bevande in specifiche aree del territorio comunale, in ragione delle peculiarità di tali zone, senza che ciò comporti un'abrogazione implicita delle disposizioni regolamentari relative al rilascio di nuove autorizzazioni.