Cassazione penale Sez. II sentenza n. 6015 del 12 febbraio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:6015PEN

Massima

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Il reato di associazione per delinquere di cui all'art. 416 cod. pen. si caratterizza per tre elementi essenziali: a) un vincolo associativo, tendenzialmente permanente o comunque stabile, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei delitti concretamente programmati; b) una struttura organizzativa idonea a realizzare gli obiettivi criminosi presi di mira; c) l'indeterminatezza del programma criminoso. Il vincolo associativo non deve presentare carattere di assoluta stabilità, essendo sufficiente che esso non sia programmaticamente circoscritto alla consumazione di uno o più delitti predeterminati, sicché il rapporto di interazione criminosa può essere limitato anche ad un breve periodo di tempo. La linea di confine tra partecipazione al reato associativo e concorso di persone nel reato continuato va individuata nella natura dell'accordo criminoso, che, nel secondo caso, si manifesta in via occasionale e temporanea, per quanto funzionale a realizzare più reati determinati, commessi i quali le singole volontà non convergono più verso uno scopo unitario e cessa ogni motivo di allarme sociale; nella partecipazione al reato associativo, invece, l'accordo criminoso persegue il fine di realizzare un più vasto programma di azioni antigiuridiche indeterminate da compiere nell'indistinto futuro e con la permanenza di un vincolo associativo tra i partecipanti, ciascuno dei quali vuole, e tale è considerato dagli altri, essere associato per dare esecuzione al progetto condiviso. È sufficiente la predisposizione di un'organizzazione strutturale, sia pure minima, di uomini e mezzi, funzionale alla realizzazione di una serie indeterminata di delitti, purché si presenti adeguata allo scopo illecito perseguito. L'interpretazione delle frasi e del linguaggio usato dai soggetti intercettati, anche quando sia criptico o cifrato, costituisce questione di fatto, rimessa alla valutazione del giudice di merito, la quale, se risulta logica in relazione alle massime di esperienza utilizzate, si sottrae al sindacato di legittimità. In tema di tentata rapina, la non punibilità dell'agente per inesistenza dell'oggetto materiale del reato può ricorrere solo quando detta inesistenza sia "in rerum natura" ovvero assoluta e originaria, cioè quando manchi qualsiasi possibilità che, in quel contesto di tempo, la cosa possa trovarsi in un determinato luogo e non anche quando la sua assenza sia puramente temporanea e accidentale. Per la configurabilità del tentativo rilevano non solo i veri e propri atti esecutivi, ma anche quelli che, pur classificabili come preparatori, facciano fondatamente ritenere che l'agente, avendo definitivamente approntato il piano criminoso in ogni dettaglio, abbia iniziato ad attuarlo, che l'azione abbia la significativa probabilità di conseguire l'obiettivo programmato e che il delitto sarà commesso, salvo il verificarsi di eventi non prevedibili indipendenti dalla volontà del reo. La circostanza aggravante della cosiddetta "minorata difesa" di cui all'art. 628, comma 3, n. 3-bis, cod. pen. ha natura oggettiva ed è, pertanto, integrata per il solo fatto, obiettivamente considerato, del ricorrere di condizioni utili a facilitare il compimento dell'azione criminosa, anche quando la condotta di reato realizzata si arresti allo stadio del tentativo, poiché la sua obiettiva attitudine aggravatrice, una volta avuto esito positivo il controllo preliminare di idoneità all'ostacolo della pubblica o privata difesa, accentua ex se il disvalore della condotta realizzata, non dipendendo dal suo definitivo consolidamento, che può risultare in concreto interrotto per effetto di circostanze esterne ed indipendenti tanto dalla volontà dell'autore, quanto dal pronto intervento reattivo della vittima.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta da

Dott. BELTRANI Sergio - Presidente

Dott. BORSELLINO Maria Daniela - Consigliere

Dott. PELLEGRINO Andrea - Relatore

Dott. AIELLI Lucia - Consigliere

Dott. SARACO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sui ricorsi proposti da
1. Av.Fr., nato a T il (Omissis)
rappresentato ed assistito dall'avv. Fr.Ma., di fiducia
2. Co.Lu., nato a P il (Omissis)
rappresentato ed assistito dall'avv. Fo.D., di fiducia
3. Di.Sa., nato a S il (Omissis)
rappresentato ed assistito dall'avv. Se.Co. e dall'avv. An.Bo., di fiducia
4. La.Do., nato a P il (Omissis)
rappresentato ed assistito dall'avv. Ga.Fa. e dall'avv. Ma.Ma., di fiducia
5. La.Lu., nato a N il (Omissis)
rappresentato ed assistito dall'avv. Ga.Fa., di fiducia
6. Sc.Lu., nato a N il (Omissis)

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