Cassazione penale Sez. I sentenza n. 41317 del 27 ottobre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:41317PEN

Massima

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Il riconoscimento della continuazione tra reati di associazione mafiosa e reati fine presuppone l'accertamento di un unitario disegno criminoso, che deve emergere concretamente dagli elementi di fatto acquisiti, non potendosi desumere in via automatica dalla mera circostanza che i diversi reati siano espressione di un medesimo contesto delinquenziale. Pertanto, il lasso di tempo intercorso tra la commissione dei reati, nonché l'assenza di specifici elementi probatori che consentano di ricondurre i singoli reati fine all'originario programma associativo, possono ostare al riconoscimento della continuazione, in quanto indici della mancanza di un effettivo collegamento teleologico tra le diverse condotte criminose. In tali ipotesi, la valutazione del giudice di merito, adeguatamente motivata sulla base delle risultanze processuali, non è sindacabile in sede di legittimità, salvo che non risulti manifestamente illogica o viziata da errori di diritto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. DI TOMASSI M. Stefania - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PO. Ca. , nato il (OMESSO);

avverso la ordinanza in data 27.1.2009 della Corte d'assise d'appello di Messina.

Visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

Udita la relazione fatta dal Consigliere Dott. M. ((omissis));

Lette le richieste del Sostituto Procuratore Generale Dott. ((omissis)), che ha concluso chiedendo la declaratoria d'inammissibilita' del ricorso.

FATTO

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