Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La responsabilità per i danni cagionati nell'esecuzione di un decreto di perquisizione emesso dall'autorità giudiziaria ricade sulla Presidenza del Consiglio dei Ministri, quale organo rappresentativo dello Stato-persona giuridica, in quanto l'interesse pubblico alla repressione dei reati, nell'ambito del quale sono posti in essere gli atti illeciti da parte della Polizia Giudiziaria, rientra nella competenza esclusiva dello Stato. Pertanto, il Ministero della Giustizia non può essere ritenuto passivamente legittimato al risarcimento dei danni, in quanto l'attività della Polizia Giudiziaria, pur svolgendosi sotto la direzione e il controllo dell'Autorità Giudiziaria, è comunque espressione dell'interesse pubblico alla repressione dei reati, che è di competenza esclusiva dello Stato. Il giudice di merito, nel valutare la legittimazione passiva, deve pertanto individuare correttamente l'organo rappresentativo dello Stato-persona giuridica, senza incorrere in errori di interpretazione o di motivazione. Il sindacato di legittimità sulla sentenza impugnata per vizi di motivazione ex art. 360, n. 5, c.p.c. è limitato al controllo della correttezza giuridica e della coerenza logico-formale delle argomentazioni svolte dal giudice di merito, senza poter riesaminare il merito dell'intera vicenda processuale.