Il giudice, in sede di convalida dell'arresto in flagranza, deve limitarsi a verificare il rispetto delle condizioni legittimanti l'arresto, ossia la sussistenza della flagranza e la configurabilità di una delle ipotesi criminose che consentono l'arresto, senza estendere il proprio controllo all'accertamento di eventuali circostanze attenuanti, la cui valutazione è riservata all'autorità giudiziaria. La Polizia Giudiziaria, al momento dell'arresto, deve compiere un sommario apprezzamento della situazione e degli elementi a sua disposizione, fornendo al giudice tutti i dati fattuali necessari per la doverosa verifica della legittimità dell'arresto, senza dover valutare la ricorrenza di circostanze attenuanti. Il giudice, pertanto, non può operare un controllo sulle esigenze cautelari richieste per l'adozione della misura coercitiva, in quanto tale valutazione è estranea alla verifica della legittimità dell'arresto in flagranza, la quale deve essere effettuata esclusivamente sulla base dei criteri di cui all'articolo 380 c.p.p.