Il diritto alla tutela dell'immagine e della riservatezza della persona può essere fatto valere anche nei confronti di terzi che abbiano diffuso, senza il consenso dell'interessato, immagini o informazioni riguardanti la sua sfera privata, salvo che ricorrano specifiche cause di giustificazione. Tuttavia, l'onere di provare di aver tempestivamente comunicato il proprio dissenso alla diffusione di tali immagini o informazioni grava sull'interessato, il quale deve dimostrare di aver adottato le necessarie iniziative per impedirne la pubblicazione. Inoltre, ai fini del risarcimento del danno, l'interessato deve provare non solo la lesione del proprio diritto, ma anche il nesso di causalità tra tale lesione e il pregiudizio subito, non essendo sufficiente la mera diffusione non autorizzata di immagini o informazioni. Infine, la mancata accoglimento di istanze istruttorie ritenute irrilevanti dalla corte di merito non integra un vizio di motivazione, così come l'assenza di prova del rapporto di subordinazione tra il terzo diffusore e il soggetto responsabile della diffusione esclude la responsabilità di quest'ultimo ai sensi dell'art. 2049 c.c.