Cassazione penale Sez. V sentenza n. 38436 del 17 settembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:38436PEN

Massima

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Il diritto di critica giudiziaria, pur potendo essere esercitato anche in modo aspro e penetrante nei confronti di un magistrato, non può tuttavia tradursi in un attacco gratuito e diffamatorio alla sua reputazione e onorabilità, attraverso l'utilizzo di affermazioni prive di fondamento oggettivo e di mero sospetto, volte a screditarne la figura personale e professionale. Il superamento dei limiti della continenza espressiva e della verità dei fatti esposti, anche quando si tratti di un "homo publicus", integra il reato di diffamazione, non potendo essere scriminato dall'esercizio del diritto di cronaca e critica. Ciò in quanto il magistrato, pur essendo soggetto a legittima critica sull'operato istituzionale, ha comunque diritto alla tutela della propria sfera di onorabilità, la quale non può essere arbitrariamente compromessa attraverso la divulgazione di illazioni e congetture prive di riscontro oggettivo, anche se presentate sotto forma di resoconto o cronaca.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. ROMANO Giulio - Consigliere

Dott. SESSA Renata - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/02/2018 della CORTE APPELLO di POTENZA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere SESSA RENATA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore PAOLA FILIPPI che ha concluso chiedendo pronunciarsi per l'annullamento senza rinvio per prescrizione.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 22 febbraio 2018, la Corte di a…

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