Cassazione penale Sez. V sentenza n. 13763 del 22 marzo 2013

ECLI:IT:CASS:2013:13763PEN

Massima

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La minaccia finalizzata a costringere taluno a fare, tollerare od omettere alcunché, integra il reato di violenza privata, procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale, e non il reato di minaccia semplice, procedibile a querela di parte e di competenza del Giudice di pace. Infatti, la differenza tra il delitto di minaccia e quello di violenza privata risiede nel fatto che nella minaccia l'atto intimidatorio è fine a sé stesso, mentre nella violenza privata la minaccia (o la violenza) funge da mezzo per raggiungere un determinato fine, ossia per costringere taluno a fare, tollerare od omettere alcunché. Pertanto, quando la minaccia è diretta a coartare la volontà della persona offesa affinché si astenga da un comportamento che il soggetto attivo del reato non gradisce, il fatto deve essere qualificato come violenza privata, e non come minaccia semplice. In tali casi, la competenza è del Tribunale e non del Giudice di pace, essendo il reato procedibile d'ufficio e non a querela di parte.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE D'APPELLO DI ANCONA;

nei confronti di:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 199/2011 GIUDICE DI PACE di SAN BENEDETTO DEL TRONTO, del 28/02/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 06/11/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

Udito il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dr. Stabile Carmine, che ha chi…

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