Il giudice di appello avverso i provvedimenti cautelari reali, disciplinato dall'art. 322-bis c.p.p., ha piena cognizione del merito della questione, potendo rimediare sia all'insufficienza che alla mancanza di motivazione del provvedimento impugnato. Pertanto, in tale sede non trova applicazione la regola, prevista per il giudizio di riesame ex art. 309 c.p.p., comma 9, che impone l'annullamento del provvedimento privo di autonoma motivazione o di valutazione degli elementi forniti dalla difesa. Il giudice dell'appello deve quindi esaminare nel merito le censure proposte, senza limitarsi ad annullare il provvedimento per vizi motivazionali. Tale principio non opera soltanto nel caso in cui al giudice dell'impugnazione sia devoluta esclusivamente la cognizione della nullità del provvedimento per omessa pronuncia sulla richiesta di revoca del sequestro, atteso che in tale ipotesi sussiste l'esigenza di non privare la parte di un grado del giudizio cautelare e di consentirle di redigere motivi specifici di impugnazione qualora debba dolersi delle ragioni di un eventuale rigetto della domanda.