Il Comune, nell'esercizio del proprio potere di verifica della compatibilità degli impianti di distribuzione di carburanti con la normativa vigente, è tenuto a effettuare tale controllo entro un termine ragionevole, al fine di tutelare gli interessi degli imprenditori privati titolari degli impianti e garantire la certezza dei rapporti giuridici. Nonostante il termine originariamente previsto dal decreto legislativo n. 32/1998 sia scaduto, il successivo decreto legislativo n. 346/1999 ha attribuito ai Comuni un ulteriore termine trimestrale per completare le verifiche, rendendo così legittimi gli interventi adottati nel rispetto di tale termine ultimo. Tuttavia, l'incompatibilità dell'impianto con le disposizioni del Codice della strada, in particolare per quanto riguarda l'occupazione della carreggiata stradale e l'insufficiente spazio per la circolazione dei pedoni, costituisce un fatto oggettivo che legittima il Comune a disporre la chiusura o l'adeguamento dell'impianto, in quanto tali prescrizioni sono poste a presidio della sicurezza della circolazione e della collettività, e pertanto inderogabili. Il titolare dell'impianto non può far valere una mera aspettativa di mantenimento dell'attività in ragione della sua pregressa esercizio, dovendo prevalere l'esigenza di conformità dell'impianto alle norme di sicurezza.